Le origini del culto micaelico in Occidente


E. CORROYER

Veduta del Mont-Saint-Michel

(1875)

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  l culto di San Michele Arcangelo proviene dall’Oriente (C. Angelillis, Il Santuario del Gargano..., II, pp. 159-162; G. Otranto-C. Carletti, Il Santuario di S. Michele Arcangelo..., pp. 6-12). A Siponto arrivò probabilmente da Costantinopoli, forse all’epoca del vescovo Lorenzo Maiorano, parente stretto dell’Imperatore bizantino Zenone (476-491) [ibid., pp. 34-36; G. Otranto, Italia meridionale e Puglia paleocristiane, pp. 187-197].  
 

   Nessuno dubita che il Santuario garganico sia stato quello di gran lunga più importante in Occidente. Vale per tutte la lapidaria espressione del Gregorovius:

 

di qui andò via via diffondendosi il culto dell’Arcangelo in tutti i paesi dell’Occidente […]. La grotta, diventata chiesa nelle Puglie, fu e restò la metropoli del culto di San Michele nell’Occidente.[1]

 

 Abbiamo tuttavia una ben precisa traccia documentaria, desunta da antichi martirologi, dell’esistenza di un’antica basilica dedicata all’Arcangelo sulla Via Salaria a Roma sorta nel primo terzo del V secolo, che però non ebbe la rinomanza del Santuario garganico, dove l’Arcangelo apparve. Al 29 settembre vi si celebrava una messa stazionale, presieduta dal Papa. La basilica romana si trovava a sette miglia dalla città, nei pressi di Castel Giubileo, tra le rovine dell’antica Fidene (V. Saxer, Santi e culto dei santi nei martirologi, pp. 247 ss.; M. Bianchini-M. Vitti, La basilica di San Michele Arcangelo al VII miglio della Via Salaria...).

 

    La data dell’8 maggio del 490, ritenuta come quella della prima Apparizione, viene da taluni considerata puramente indicativa. Di qualche decennio anteriore rispetto a questa sarebbe infatti da collocare l’origine del culto micaelico sul monte Gargano (G. Otranto-C. Carletti, op. cit., p. 32; G. Otranto, op. cit., pp. 191-192).

 

 
 

 

   Pur ammettendo che ciò sia storicamente fondato, che la basilica micaelica di Larino[2]sia stata la prima della Cristianità ad essere consacrata dopo l’Apparizione – in qualsivoglia decennio del V secolo la si collochi – è un fatto universalmente riconosciuto[3], anche se qualche studioso ha avanzato l’ipotesi che essa fosse ubicata in altra località rispetto alla città sede episcopale. Si ritiene, ad ogni modo, che la basilica larinese sia sorta come riflesso della diffusione del culto micaelico nelle zone limitrofe all’area garganica in seguito ai primi pellegrinaggi al Monte, che interessarono perciò la diocesi frentana tra le prime in Italia (C. DAngela, Gli scavi nel Santuario, p. 378; G. Otranto, op. cit., pp. 70, 192).

 

   Ha destato perplessità e sorpresa il fatto che questo primitivo luogo di culto dedicato al Principe delle milizie celesti non abbia svolto in epoca tardoantica il ruolo che gli spettava, ed anzi che non ne sia rimasta pressoché alcuna traccia (M. Falla Castelfranchi-R. Mancini, Il culto di San Michele in Abruzzo e Molise..., pp. 513-515). L’osservazione è fondata, e certamente qualche fatto da noi non conosciuto deve aver ostacolato la diffusione del culto micaelico nella diocesi di Larino.

 

   Dall’Epistolario di papa Gelasio I si ha inoltre notizia di un’altra antica basilica, quasi coeva a quella di Larino, dedicata all’Arcangelo nella diocesi di Potenza[4]. Stando al Gregorovius, una chiesa assai antica dedicata all’Arcangelo è da individuarsi in quella di San Michele in Africisco (o in Afrisco) di Ravenna (540-550) [op. cit., p. 259]. Tuttavia è possibile che qualche altra chiesa sia stata edificata qualche anno prima rispetto a quest’ultima, come dice Adone di Vienne (IX secolo) nel suo Martirologio, a proposito di un oratorio che il «venerabilis… Bonifacius pontifex… sancti Michaelis nomine constructam dedicavit, in summitate Circi, criptatim miro opere altissime porrectam. Unde et isdem locus in summitate sui continens ecclesiam, inter nubes situs vocatur» (Ado Vienn., Martyrologium : PL CXXIII, col. 369). Il cardinal Baronio, nei suoi Annales Ecclesiastici[5], lo nominò San Michele intra nubes od usque ad cœlos, identificata in seguito nella Cappella di Castel Sant’Angelo a Roma.

  

   Questo edificio di culto sorse senza alcun dubbio in data posteriore rispetto alla basilica di Larino, tra il 530 e non oltre il 625. Ciò è desumibile dal fatto che, pur non dicendo Adone di quale Bonifacio si tratti, tre furono quelli che con questo nome regnarono sulla Chiesa, tra l’Apparizione e la sua epoca, il primo dei quali fu Bonifacio II (530-532) e l’ultimo Bonifacio V (619-625) [G. Otranto-C. Carletti, op. cit., pp. 36, 58-60]. Difatti è ritenuto dai più che il pontefice in questione sia Bonifacio IV, che governò la Chiesa dal 608 al 615 (C. Cecchelli, Documenti per la storia antica e medievale di Castel S. Angelo, pp. 26-27; G. Otranto, Note sulla tipologia degli insediamenti micaelici nell’Europa medievale, p. 392, n. 47).

 

   Resta da dire che la fondazione di questo oratorio romano è generalmente messa in relazione con l’apparizione dell’Arcangelo Michele a papa Gregorio Magno, durante la terribile epidemia di peste che colpì la città di Roma nel 590 (Jacobi a Voragine, Legenda aurea, CXLV De Sancto Michaele arcangelo, pp. 642-652).

 

 
 

 

   Circa duecento furono i luoghi di culto micaelico, sorti in epoca successiva nell’antica Langobardia minor, quasi tutti su alture o in grotte, ad instar Gargani, vale a dire ad imitazione del Sacro Speco garganico. In questo modo è ad es. definito il santuario ad Montem Aureum di Olevano sul Tusciano [prov. Salerno], dall’autore della Chronica S. Benedicti Casinensis (568-867) [MGH, Script. rer. Lang. et Italic. sæc. VI-IX, ed. G. Waitz, Hannoveræ 1878, p. 477; per la diffusione del culto micaelico nei domini longobardi cfr. C. Angelillis, op. cit., II, pp. 313-321; G. Otranto-C. Carletti, op. cit., pp. 57-65;  J.-M. Martin, Le culte de saint Michel…, pp. 375-403].

 

   Di particolare rilevanza sono i santuari pugliesi di Orsara, Altamura, Gravina, Putignano, Castellaneta (nota anche come Santo Stefano) e Mottola. Tra l’VIII e il IX secolo è da collocare la presunta apparizione dell’Arcangelo tra Capua, Teano e Alife, sul Monte Maggiore (o Monte San Michele). Un altro luogo di culto degno di menzione è l’insediamento sabino sul monte Tancia, particolarmente valorizzato dai Longobardi del Ducato di Spoleto, come direttamente collegato alla tradizione micaelica del Gargano.

 

   San Michele della Chiusa, sul monte Pirchiriano in Val di Susa, meglio conosciuto come la “Sacra” di San Michele (X secolo), dovette invece la sua importanza al fatto che si trovava giusto a metà strada lungo la Via Sancti Michaelis, che attraversava le Alpi Occidentali per giungere alle coste normanne dove, au péril de la mer, si ergeva un altro rinomatissimo santuario dedicato all’Arcangelo, Mont Saint-Michel [dép. Manche] (708), che riprendeva in toto il mito fondante del santuario garganico.

 

   Tra l’VIII e il IX secolo, il culto micaelico si diffuse e si consolidò in altri paesi europei, soprattutto in Germania, in Spagna, nelle Fiandre e in Inghilterra (G. Otranto-C. Carletti, op. cit., pp. 66-70). Le vicende del Santo erano quasi sempre riferite a grandi fenomeni naturali e i siti di culto erano per lo più ubicati in grotte, anfratti, cime montane, a diretto contatto di acque sorgive, per lo più ritenute miracolose.

 

 

 

Bibliografia:

 

Ado Viennensis, Martyrologium,  in Le martyrologe d’Adon. Ses deux familles. Ses trois recensions, texte et commentaire, edd. J. Dubois-G. Renaud, Paris 1984 ( = PL CXXIII, coll. 201-419 )

C. Angelillis, Il Santuario del Gargano e il culto di S. Michele nel mondo, II, Foggia 1956, rist. anast. Monte Sant’Angelo 1995

C. Baronius, Annales ecclesiastici una cum critica historico-chronologica, 12 voll., Romæ 1588-1607

M. Bianchini-M. Vitti, La basilica di San Michele Arcangelo al VII miglio della via Salaria alla luce delle scoperte archeologiche, in «Rivista di Archeologia Cristiana» LXXIX (2003), pp. 173-242

J. Bogacki (ed.), Guida al Santuario di San Michele sul Gargano, Genova 20075

C. Cecchelli, Documenti per la storia antica e medievale di Castel S. Angelo, in «Archivio della Società Romana di Storia Patria» LXXIV (1951), pp. 27-67

Chronica Sancti Benedicti Casinensis (568-867) : MGH, Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum sæc. VI-IX, ed. G. Waitz, Hannoveræ 1878, pp. 467-480

C. D’Angela, Gli scavi nel Santuario, in C. Carletti-G. Otranto (edd.), Il Santuario di San Michele sul Gargano dal VI al IX secolo. Contributo alla Storia della Langobardia meridionale. Atti del Convegno, Bari 1980, pp. 353-427

M. Falla Castelfranchi-R. Mancini, Il culto di San Michele in Abruzzo e Molise dalle origini all’Altomedioevo (secoli V-XI), in C. Carletti-G. Otranto (edd.), Culto e insediamenti micaelici nell’Italia meridionale fra tarda antichità e Medioevo.  Atti del Convegno Internazionale, Bari 1994, pp. 507-551

Gelasius I, Papa, Ep. 2, in Epistolæ Pontificum Romanorum ineditæ, ed. S. Loewenfeld, Lipsiæ 1885, rist. anast. Graz 1952, p. 1

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F. Gregorovius, In Puglia, Lecce 2002

F. Grelle-G. Volpe, La geografia amministrativa ed economica della Puglia tardoantica, in C. Carletti-G. Otranto (edd.), Culto e insediamenti micaelici nell’Italia meridionale fra tarda antichità e Medioevo. Atti del Convegno Internazionale, Bari 1994, pp. 15-81

Jacobi a Voragine, Legenda aurea vulgo Historia lombardica dicta, ed. 1890, rist. Osnabruck 1965, CXLV De Sancto Michaele arcangelo, pp. 642-652

F. Lanzoni, Le Diocesi d’Italia dalle origini al principio del secolo VII (an. 604), I, Faenza 19272, rist. anast. Modena 1980

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G. Otranto, Italia  meridionale e Puglia paleocristiane. Saggi Storici, Bari 1991

G. Otranto, Note sulla tipologia degli insediamenti micaelici nell’Europa medievale, in P. Bouet-G. Otranto-A. Vauchez (edd.), Culto e santuari di san Michele nell’Europa medievale/Culte et sanctuaires de saint Michel dans l’Europe médiévale. Atti del Congresso internazionale di studi, Bari 2007, pp. 385-415

G. Otranto-C. Carletti, Il Santuario di S. Michele Arcangelo sul Gargano dalle origini al X secolo, Bari 1990, rist. Bari-Monte Sant’Angelo 1995

V. Saxer, Santi e culto dei santi nei martirologi, Spoleto 2001

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     [1]   F. Gregorovius, In Puglia, Lecce 2002, pp. 49, 51.

    [2] Cfr. Gelasii I Papæ, Ep. 2, Epistolæ Pontificum Romanorum ineditæ, ed. S. Loewenfeld, Lipsiæ 1885, rist. anast. Graz 1952, p. 1; F. Lanzoni, Le Diocesi d’Italia dalle origini al principio del secolo VII (an. 604), I, Faenza 19272, rist. anast. Modena 1980, p. 277. Per la localizzazione dell’antica basilica micaelica cfr. G.A. Tria, Memorie Storiche Civili, ed Ecclesiastiche della Città, e Diocesi di Larino… , Roma 1744, rist. Isernia 1989, p. 369; G. e A. Magliano, Larino. Considerazioni storiche sulla Città di Larino, Campobasso 1895, rist. anast. Larino 2003, pp. 184-185; A. Magliano, Brevi Cenni storici sulla Città di Larino, Larino 1925, rist. anast. Larino 1986, p. 94; G. Mammarella, Larino Sacra. La diocesi, la genesi della cattedrale, i SS. Martiri Larinesi, II, San Severo 2000, pp. 50-57.

    [3] C. D’Angela, Gli scavi nel Santuario, in C. Carletti-G. Otranto (edd.), Il Santuario di San Michele sul Gargano dal VI al IX secolo. Contributo alla Storia della Langobardia meridionale, Bari 1980, p. 378; G. Otranto-C. Carletti, op. cit., pp. 32-33, 36; G. Otranto, op. cit., pp. 70, 192; F. Grelle-G. Volpe, La geografia amministrativa ed economica della Puglia tardoantica, in C. Carletti-G. Otranto (edd.), Culto e insediamenti micaelici nell’Italia meridionale fra tarda antichità e Medioevo. Atti del Convegno Internazionale, Bari 1994, pp. 65-66 e n. 117; J.-M. Martin, Le culte de saint Michel en Italie méridionale d’après les actes de la pratique (VIe-XIIe siècles), in ibid., p. 377; cfr. anche J. Bogacki (ed.), Guida al Santuario di San Michele sul Gargano, Genova 20075, p. 5 (si tratta della guida ufficiale del Santuario, di recente pubblicazione).

   [4] Lettera al vescovo Herculentius, del 495-496: «Trigetius huius petitorii nobis insinuatione suggessit, in re sua quæ Sextilianus vocatur basilicam se [in honore] sanctorum Michaelis Archangeli et Marci confessoris pro sua devotione fundasse. Et ideo, frater carissime, si ad tuam pertinet paroëciam, benedictionem supramemoratæ basilicæ sollemni veneratione depende. Nihil tamen fundator ex hac basilica sibi noverit vindicandum, nisi processionis aditum qui Christianis omnibus in commune debetur» (ed. A. Thiel, Epistolæ Romanorum Pontificum genuinæ, Brunsbergæ 1867, rist. Hildesheim-New York 1974, Ep. 35, p. 449). La basilica, come visto, era dedicata anche a S. Marco confessore.

   [5] C. Baronius, Annales ecclesiastici una cum critica historico-chronologica, 12 voll., Romæ 1588-1607.

 

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Commenti: 1
  • #1

    carlo (sabato, 27 agosto 2016 08:25)

    In Italia fu sconfitta la bestia (sul Gargano )
    Verso il VI secolo d.C. nell’Impero Romano si afferma stabilmente la società cristiana che pian piano soppianta quelle istituzioni civili con all’interno uomini con un credo pagano . L’impero romano era una organizzazione politica e culturale che andava oltre i confini etnici e nazionali con un centro di potere politico a Roma al quale erano collegate le varie questure e comuni o rappresentanti del potere centrale . Una organizzazione politica perfetta ed efficiente che permetteva a un potere centrale di dominare ovunque e fare applicare le sue leggi . Di esso facevano parte razze varie, popoli con lingue e culture diverse , classi sociali diverse ma accomunati tutti dai loro doveri verso Roma e da una stessa legge civile . Una legge basata sul diritto naturale per lo più, dove il reo veniva condotto davanti a un tribunale e giudicato da un giudice e non da un capo tribù o da un capo clan . Con Costantino abbiamo la vittoria della nuova cultura che doveva affermarsi all’interno delle istituzioni statali e, mano a mano , appianare quei contrasti e deviazioni nelle istituzioni basate su una visione politica molto rivolta al dominio e allo sfruttamento dei popoli incorporati all’impero con il predominio delle classi più abbienti e la supremazia dell’uomo virile e forte all’interno della società. Costantino iniziò alcune riforme incominciando dal matrimonio, dandogli più stabilita e certezza e permise la libera diffusione del cristianesimo fino allora perseguitato . Si realizzava cosi quanto disse il profeta Isaia di Cristo : “ E’ troppo poco che tu sia mia servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti di Israele . Ma io ti renderò luce delle nazioni perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra .”( Is.49,5-6). Il Dio di Abramo di Isacco e di Giacobbe così oltrepassava i confini di Israele e veniva conosciuto dall’Impero Romano dei popoli . Ma dobbiamo aspettare la fine del IV secolo prima che l’imperatore Teodosio abolisse completamente il culto nei templi pagani , anzi ne decretasse la chiusura . Non a caso è proprio in quel periodo che inizieranno le apparizioni Micaeliche sul Gargano e proprio su un antico tempio pagano famoso del luogo dove verrà costruita una Chiesa . La bestia , rappresentata dal paganesimo , veniva definitivamente sconfitta dalla forza poderosa e divina dell’Arcangelo . Veniva legata e imprigionata ! Il paganesimo oramai non esisteva più e viveva solo in piccoli villaggi o nella campagna da cui il nome di pagus. Quindi nascono dei grandi movimenti spirituali di vita associata che trovano la loro organizzazione stabile nei grandi monasteri principalmente benedettini . Molti magistrati romani , retori e cultori delle arti scelgono la vita monastica come lo stesso Benedetto da Norcia ,San Leone magno , Gregorio Magno, Sant’Agostino ,Sant’Ambrogio e altri. Con l’avvento dei grossi monasteri con annessi gli immensi lasciti dei fedeli , la vita politica quasi scompare anche a causa di continue invasioni barbariche . Il vulgus si allontana dalla politica e dalle città e si rifugia nei monasteri, preferendo stare alle loro dipendenze per imitare la vita evangelica . Molti donano le loro proprietà terriere anche se continuano a vivere e lavorare in esse però a servizio dell’Abate . Da proprietari divenivano semplici amministratori non solo per imitare la vita

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