I Santi Martiri Larinesi

“Status quæstionis” storiografico

S. SALVETTI

Santi Martiri Larinesi

(1906)

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  iò che sappiamo di storicamente fondato dei martiri Primiano, Firmiano e Casto non è molto, possiamo credere a motivo della distruzione degli archivi delle Chiese – decretata da uno degli editti di persecuzione –, contenenti anche i verbali degli interrogatori dei martyres designati[1].  
 

 Tra le prime testimonianze scritte che parrebbero menzionare i loro nomi abbiamo il Martyrologium Hieronymianum, redatto intorno alla metà del V secolo, che attesta l’esistenza di un San Casto martire dell’Apulia[2], provincia diocelzianea cui apparteneva la civitas di Larinum al tempo della grande persecuzione degli anni 303-305. Dei martiri Primiano e Firmiano si parla nelle due Vite[3] di San Pardo, in relazione al trafugamento dei loro resti mortali nell’anno 842 per mano dei Lesinesi, a seguito di un’incursione saracena.

 

Nella Vita di Sant’Adamo, patrono di Guglionesi, redatta da un autore anonimo nel 1102, si racconta del religioso Benedetto, recatosi a Lesina[4] per celebrare la loro festa[5]; li si ricorda pure in un Martirologio in uso nella Chiesa locale di Termoli, composto probabilmente alla fine del XII secolo, si ritiene su richiesta del monastero benedettino di Santa Maria di Gualdo Mazzocca, situato nel territorio di Foiano di Val Fortore, ricadente nell’Archidiocesi di Benevento[6].

 

   Qualche decennio dopo, precisamente nel 1185, ritroviamo i nomi dei nostri tre Martiri nel Chronicon rerum memorabilium monasterii S. Stephani Protomartyris ad rivum maris, compilato dal monaco Rolando, il quale ci relaziona di un altare ivi collocato, consacrato il 15 agosto del 1177 dal vescovo Alasio di Guardialfiera «pro honore SS. Martyrum Primiani, Firmiani et Casti, et in eo illorum reliquiæ fuerunt decenter repositæ»[7].
 
 
   

Dopo qualche secolo ancora, nel 1619, ecco nuovamente i nomi dei tre Martiri, invocati nelle orazioni prescritte nel Proprio della Festività liturgica in onore dei SS. Primiano, Firmiano e Casto[8], contenuto nel Calendario Liturgico dell’Archidiocesi di Napoli, voluto dal cardinal Decio Carafa, in uso in quella Diocesi dove, sin dal 1598, le reliquie dei primi due Santi erano state traslate dalla località lacuale apula[9].

 

Nella città partenopea le reliquie dei due Martiri godevano di un significativo culto, così come ci relazionano i Diurnali di Scipione Guerra, allorché si racconta della carestia del 1622 e della affollata e commovente processione penitenziale dei Santi Corpi custoditi nel tempio della SS.ma Annunziata, «con grandissimo concorso di uomini e donne e populari, che con caldissimi sospiri e pianti pregavano… dicendo litanie»[10].

 

 
 

 

Per finire, la Chiesa di Larino ne attesta il culto nelle Relazioni ad limina, redatte dai presuli larinesi sin dalla seconda metà del XVI secolo[11] e, qualche secolo dopo – il 20 settembre 1741 –, fu precisamente il vescovo Tria ad ottenere la sanzione delle Sede Apostolica degli Officia Propria Sanctorum Patronorum recitanda in Civitate, et Diœcesi Larinensi, i quali, tra gli altri, prescrivevano anche le orazioni riservate ai Santi Martiri Larinesi[12].

 

 
   

Della loro esistenza storica fa fede soprattutto la Basilica paleocristiana, che per il suo orientamento e la sua ubicazione fuori porta rende evidente come essa fosse stata edificata al di sopra di tombe venerate, così come era accaduto in tutte le città dove si erano verificate persecuzioni; anche l’agiotoponimo che dà il nome all’area in cui essa sorge – contrada San Primiano – rimanda chiaramente alle loro onorate sepolture. E ancora il rito del pallio chiarifica la tipologia del culto che veniva tributato a quelle tombe. Ma soprattutto, a decretare indubitabilmente la veridicità storica dei nostri Santi, è la constatazione che in quel particolare sito è nato un culto, alimentato dalla fede del popolo e sopravvissuto, malgrado i mille accadimenti avversi che hanno condizionato le vicende umane, per ben diciassette secoli.

    Accanto alla Basilica paleocristiana, testè ricordata, ecco che in epoca longobarda ne venne eretta una più grande, a tre navate, accanto ad un monastero benedettino, che certamente dovette avere la sua buona utilità
– materiale e spirituale – per i pellegrini diretti al Santuario garganico di San Michele Arcangelo. Al principio del XIV secolo il complesso benedettino entrò a far parte della Commenda di San Primiano, in seno allOrdine dei Cavalieri di Malta. Tali sacri edifici vennero abbattuti, al principio del XVIII secolo, a motivo della loro precaria stabilità, e sostituiti da una piccola Cappella, attualmente inglobata nel Cimitero comunale, residuo edificio cultuale “storico” dedicato ai Santi Martiri Larinesi.

 

 
   

   Il fatto poi che sovente si parli di Santi Martiri Larinesi più che chiamarli per nome singolarmente, mi sembra avvalori la possibilità che il numero di coloro i quali vennero perseguiti, incarcerati, torturati e giustiziati nell’antica Larinum romana furono ben più di tre; ma di questi ultimi soltanto è sopravvissuto il culto a motivo del loro ruolo all’interno della comunità cristiana cittadina, ragion per cui, alla loro morte, essa si sarebbe fatta carico del decoro delle loro tombe nonché di tenere vivo il ricordo del loro sacrificio. Fu proprio per questo motivo che la loro memoria non cessò con la scomparsa delle generazioni che erano state testimoni oculari della tragica vicenda, ma si perpetuò nel tempo, interessando le autorità ecclesiastiche della locale comunità cristiana, così da sopravvivere fino ai nostri giorni, malgrado il trafugamento delle loro Reliquie.

 

 
 

 

Ma, limitandoci ai soli tre ricordati per nome, chi erano dunque costoro?

 

Il primo storico a parlarne diffusamente è l’abate Giovanni Battista Pollidoro, nel suo Commentario alla Vita di San Pardo, che così principia la sua dissertazione:

 

Inter fortissimos Jesu Christi Martyres, qui Frentanorum Regionem, & Urbem Larinum Diocletiano imperante, Evangelica prædicatione, ac glorioso Martyrio illustrarunt, cum primis habentur Sancti Primianus, Firmianus, & Castus, Fratres germani[13].

 

A parlarne assai diffusamente è ovviamente anche mons. Giovanni Andrea Tria, già vescovo di Larino (1726-1740), nella sua nota opera:

 

Quanto fu chiaro in ogni tempo il culto di questi tre Santi Fratelli, Primiano, Firmiano, e Casto, Larinati Martiri, ne’ Frentani, ne’ Pugliesi, ne’ Sanniti, e poi disteso anche tra’ Napolitani […]; altrettanto sono ignote le memorie delle loro Sagre gesta, del tempo in cui vissero, e di altre appresso. Nel primo anno, che giungessimo al governo di questa Santa Chiesa, dovendo celebrare la di loro festa, e osservando il gran culto, che se gli prestava, e la devozione de’ Popoli verso di essi; tosto cercassimo informarci di quel, che fu di ciò occorreva; e ci fu risposto dal Capitolo, e da altri Ecclesiastici, e Secolari, che essi celebravano la festa di questi tre Santi Fratelli Larinati, Martirizzati a tempo della persecuzione di Diocleziano, come si era pratticato dal medesimo tempo da’ loro Antenati, non ostante, che da più Secoli ne fussero stati trafugati i Corpi di S. Primiano, e Firmiano da’ Cittadini di Lesina; ma che del resto non avevano leggenda alcuna, e che da qualche Scrittore se ne parlasse assai poco, e scarsamente; e nel tempo medesimo dall’Archivio Episcopale, e da altri particolari ci fu esibito un manoscritto col titolo: In Natali Sanctorum Martyrum Primiani, Firmiani, et Casti: che incomincia: Temporibus Diocletiani, et Antonini Imperatorum: con dirci, che così l’avevano ritrovato;. ma che del resto mai si era avuto in considerazione, stimandosi un miscuglio pieno di cose vere, e finte; quale sull’istante avendo letto con aviditade; ancora Noi lo stimassimo apocrifo per gli anacronismi, per le contradizioni, e fatti favolosi, che vi osservassimo.

Nè di ciò contenti ne facessimo fare più copie, e avendole trasmesse a molti eruditi, nostri amici in Napoli, e poi in Roma; tutti convennero col nostro sentimento, volendo, che questa leggenda fusse stata distesa verso il Secolo XI. o XII. da qualche affettato, e ignorante scrittore; […]

Ma tanto abbiamo voluto, che si registrasse nel tom. I. degli Atti della nostra Visita ottava, fatta di Larino, e sua Diocesi lanno 1734, pag. 67. e segg. e per disinganno di chi fusse di bisogno, appresso di esse abbiamo anche fatto registrare alcuni fogli, co quali si mettono in chiaro gli anacronismi, gli errori, e le favole, che si contengono in questa leggenda.

Indi volendo saper qualche cosa di questi gloriosi Santi, ne facessimo ricorso a Padri Bollandisti, attenti cercatori degli Atti de Santi, e ritrovassimo nelle Note alla leggenda de SS. Martiri Alessandro, Primiano, Firmiano, e Tellurio tom. 3 pag. 575. che fino a quel tempo non avevano potuto trovare gli Atti di questi Santi Primiano, e Firmiano Martiri, e che si celebrava la loro festa in Lesina, e in Napoli li 28. Aprile ogni anno de commun. plurim. Martyr. Il fatto è, che questi tre incliti Fratelli Primiano, Firmiano, e Casto furono Larinati, e che sotto Diocleziano, e Massimiano meritarono la corona del Martirio per la fede di Gesù Cristo. [...] e ne abbiamo il seguente antichissimo epitaffio, che fu ritrovato scolpito nella lapide del di loro tumolo, come siegue.

 

+in pace · christi ·

locvs · primiani · firmiani·

et casti · mm · qvi · passi · svnt ·

svb · diocletiano.

 

 
 

 

Quanto alla specie del Martirio, la fama, e le pitture, che sono tra’ Larinati, e altrove, ci fanno sapere, che questi nostri Santi dopo il tormento dell’Eculeo venissero sottoposti alla mannaja, e come dice Sozomeno: Equuleus ξύλον βασανοςήριον erat machina lignea equo similis, cui imponebantur qui torquebantur. Lo stesso asserisce il ch. Polidori […] Quoad Martyrium, et mortis genus attinet, constans est utriusque Ecclesiae, cioè di Larino, e di Lesina, traditio, eos coram Preside Christianam fidem confessos, equuleo fuisse tortos, ac demum obtruncato capite ad Christum migrasse. […]

 

La festa di questi Santi Martiri si è celebrata in tutti i Secoli, e presentemente si celebra in Larino, cioè di S. Primiano con Rito doppio maggiore, come di Padrone, meno principale li 15 Maggio de Commun. un. Mart. e di S. Firmiano, e Casto il giorno appresso con rito semidoppio de Commun. plur. Mart. e l’Abate Polidori […] asserisce con documenti, che nel secolo XII. si leggeva nel Martirologio della Chiesa di Termoli: Idibus Maii Alarini Natalis Sanctorum Martyrum Primiani, Firmiani, et Casti, qui passi sunt sub Imperatoribus Diocletiano, et Maximiano.[14]

 
 
 

 

All’epoca del Tria, quindi, si sapeva assai poco di storicamente accertato, avvolta com’era nella leggenda tutta quanta la loro vicenda biografica[15]; e tutto ciò di cui si era a conoscenza riguardo alle loro “coordinate agiografiche” era della loro origine larinese, del loro martirio avvenuto sotto Diocleziano per decapitazione, dopo aver subito il tormento dell’eculeo, del trafugamento delle spoglie di due di loro ad opera dei Lesinesi, del sito in cui era una chiesa intitolata a San Primiano. Nulla a proposito della loro figura storica.

 

 
   

Neppure venne un contributo a gettare un po’ di luce sulla loro vicenda umana dagli storici che s’interessarono degli avvenimenti della Città in epoca ottocentesca; e soltanto agli inizi del Novecento[16] c’imbattiamo nell’ardita ricostruzione proposta da don Pasquale Ricci, frutto più che altro di ipotesi, magari anche fondate, buone letture e capacità di evocare scenari verosimili, forse basati sull’antico Passionario citato dal Tria[17], nella quale ipotizza il modo in cui la religione cristiana si diffuse nel Larinate:

 

Introdotto il Cristianesimo in Larinum per opera dei discepoli di S. Pardo, vi fece subito rapidi e meravigliosi progressi, però, tra i seguaci di questa nuova religione, tre solamente ne ricorda la storia, cioè i fratelli Primiano, Firmiano e Casto. Costoro, edotti dai Chierici del Peloponneso subito ripieni di zelo, cercarono anche essi di procurare nuovi seguaci alla religione di Cristo.

Eccoli all’azione: sieno anche difficili le vie da percorrere, l’amore di Gesù imposta le ali ai loro piedi; sieno insormontabili le difficoltà, non importa, la fede infonde ad essi il coraggio. In Alarino riuniscono i neofiti nel loco ubi dicitur Monumentum (identificato con l’attuale Cattedrale, N.d.A.), in campagna corrono senza indugio ove l’altrui necessità lo riecheggia, e dovunque istruiscono gli uomini e le donne, i vecchi e i giovani, dovunque battezzano i catecumeni, rischiarando e diradando le tenebre dell’errore con la luce del Vangelo.

Ma, mentre ciò accadeva in Larinum, scoppiò l’ultima e più terribile persecuzione cominciata sotto Massimiano e continuata da Galerio e Massimino per la durata di ben otto anni, dal 303 al 311. […]

Diocleziano, istigato dal fanatismo di Galerio pel paganesimo, ordinò con molti suoi editti di abbattere tutti i templi dei cristiani, di dare alle fiamme i libri santi, di gittare in prigione e di mettere alla tortura coloro che non volevano partecipare ai sacrifizi pagani: quelli poi che perduravano nella loro ostinazione, dovevano essere messi a morte. […]

Larinum anche risentì le conseguenze di così terribili disposizioni. I libri santi furono bruciati e la Casa delle Assemblee posta in loco ubi dicitur Monumentum, dove i primi cristiani larinati si riunivano, fu abbattuta ed i seguaci di Cristo, Primiano, Firmiano e Casto furono menati innanzi al Lucumone per essere interrogati e giudicati.

Costui, dopo essere ricorso invano alle blandizie, alle lusinghe ed alle minacce per dissuaderli, li condannò alla tortura e poi alla morte. Credi tu, o lettore, che si spaventassero all’udire l’iniqua sentenza? Ah no!... rimasero imperterriti, riputando dolce e glorioso il morire per suggellare col sangue la fede di Cristo.

Era il 15 Maggio, dal 303 al 305: già le tenebre della notte erano sparite e le cime del Montarone incominciavano ad essere rischiarate dai primi albori, già i canori uccelli salutavano coi loro gorgheggi il nuovo giorno, già l’aria profumata dagli effluvii dei variopinti fiori e dalle erbe balsamiche lambiva il volto dei tre baldi giovani, già si ripercuoteva per la via del piano di S. Leonardo un rumore di passi.

Chi son dessi che a quest’ora insolita camminano per la città? Sono Primiano, Firmiano e Casto, i quali, accompagnati dai carnefici, vanno a subire il martirio.

Pervenuti all’Anfiteatro, Primiano e Firmiano furono torturati, perché rinnegassero la fede; ma a nulla valsero i tormenti; onde furono di poi condotti nella parte orientale di Larinum, dinanzi al tempio di Marte, che era posto inter murum et muricinum.

Quivi giunti Primiano e Firmiano furono distesi sull’eculeo, e con un colpo di scure furono tolti di vita, presente il piccolo Casto. Morti, furono sepolti di notte tempo dai cristiani onorevolmente nel luogo stesso, dove avevano colta la palma della gloria.

Nel giorno seguente il Preside, che credeva di aver atterrito e spaventato il piccolo Casto per averlo fatto assistere alle torture, ai tormenti ed alla morte dei fratelli maggiori, lo fece menare al suo cospetto e così prese a favellargli: «Morire nel fiore degli anni, quando un lusinghiero avvenire ti si prepara, è una vera follia; giovane, come tu sei, quali servigi non puoi rendere agli Dei ed alla patria! Abiura adunque la fede del Cristo. Se non ti arrendi, morrai nell’anfiteatro fra le zanne di affamati leoni e se le belve feroci ti rifiuteranno, anche per te vi ha un eculeo, una mannaia, una scure.» Così disse: ma Casto non si scosse, per cui fu condannato e con fermezza e coraggio, superiore alla sua età, il 16 maggio subì il martirio. Appena spirato fu dai cristiani sepolto in un terreno appartato, anche inter murum et muricinum, ma però poco lontano da quello dove giacevano Primiano e Firmiano.[18]

 

 
   

Il Ricci, che era parroco[19] della Cattedrale di San Pardo, nella ricostruzione mostra tutta la premura di nobilitare ancor di più, senza che ce ne fosse alcun bisogno, il luogo sacro posto sotto la sua diretta cura; dipinge tuttavia un quadro abbastanza verosimile per quanto riguarda la diffusione del Cristianesimo nella Città, mettendola in relazione con l’opera evangelizzatrice intrapresa da San Pardo[20] prima, e dai suoi discepoli alla sua morte. Tali ipotesi parrebbero trovare un qualche appiglio nei recenti studi, che vogliono un Pardo vescovo di Salpi, città dell’Apulia di origine greca, situata a venticinque chilometri a sud-est di Siponto, già agli inizi del IV secolo; ma, ciò concesso, credo sia abbastanza problematico pensare a una sua assidua presenza nel territorio larinate. Per mio conto, inoltre, il Pardo che fu vescovo di Salpi non coincide col Santo Patrono di Larino.

 

Piuttosto fantasiosa invece, a mio avviso, la ricostruzione delle fasi del martirio, visto che parrebbe assai singolare la decisione di sottoporre a tortura Primiano e Firmiano nell’anfiteatro cittadino – senza la conseguente damnatio ad bestias –, per poi finirli davanti a un tempio di Marte, che s’immagina eretto nei pressi della cosiddetta Porta Orientale della città, davanti al quale si congettura fosse piazzato nientedimeno che un eculeo, che nella descrizione del Ricci parrebbe più un ceppo per decapitazioni piuttosto che uno strumento per torturare esso stesso, che perciò andrebbe più correttamente collocato all’interno di un ambiente adattato a camera di tortura, situato all’interno di un edificio predisposto al processo penale o tutt’al più in prossimità di celle per la reclusione dei rei.

 

In preparazione del 17° Centenario del martirio, uno storico locale ha dato alle stampe unagile pubblicazione, che compendia quanto era stato precedentemente detto delle loro figure (G. Mammarella, I Santi Martiri Larinesi, Termoli 2001). Poco dopo, un altro studioso larinese ha messo in opera un dramma sacro che ripercorre le fasi del martirio dei tre Santi, ricalcando in buona parte quanto si è consolidato del loro culto nella comunità locale (N. Stelluti, Passio Sancti Primiani, 2004).

 

   Della assai problematica ricostruzione presentata da monsignor Vincenzo Ferrara, che molto ha scritto in proposito, si dirà a parte.

 

 
 

 

Nelle molte pagine dedicate ai Santi Martiri Larinesi, cercheremo di chiarire e, dove necessario, di confutare quello che si è consolidato, del loro vivissimo culto, nel corso dei secoli. Il presente lavoro, difatti, non possiede il dono della sintesi, che invece rimanda ad altre opere pubblicate in passato, di cui si è testé detto. Piuttosto si è voluto ripercorrere, nel dettaglio, i fatti e le vicende delle loro biografie e della devozione del popolo cristiano a loro tributata, inquadrandole nelle coordinate storiche generali di quei secoli lontani, al fine di renderceli più prossimi e sfatare laura di leggenda che li avvolge.

 

   Ci guidino e ci sostengano sempre. Per parte nostra serberemo nella mente e nel cuore il loro fulgido esempio, nel corso del nostro oramai travagliato cammino che ci condurrà, presto o tardi, a ripercorrere, con le nostre stesse esistenze, le loro eroiche gesta a difesa della vera fede.

 

 
Santi Martiri Larinesi
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Bibliografia:

 

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Acta Sanctorum Maii collecta, digesta, illustrata, a Godefrido Henschenio et Daniele Papebrochio e Societate Jesu,  III, editio novissima curante J. Carnandet, Parisiis et Rome 1866

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G. Cappelletti, Le chiese d’Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, III, Venezia 1845

G. De Benedittis  (ed.), Il porto romano sul Biferno tra Storia e Archeologia, Campobasso 2008 

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G. Mammarella, Da vicino e da lontano. Sacro e profano nella ricostruzione di fatti emblematici della storia di Larino e del circondario, Larino 1986

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N. Stelluti, Passio Sancti Primiani, dramma sacro in quattro atti tratto ed adattato liberamente dagli Atti dei martiri cristiani e da altre fonti storiche (dvd), allegato a «Il Larinate» 18 (2004)

G. Tardio, I vescovi de Tartaglis e Mancini provenienti dall’abbazia nullius di San Giovanni e San Marco in Lamis nelle diocesi di Lesina, Dragonara e Minervino, San Marco in Lamis 2011

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     [1] Tertulliano, nell’Ad martyras (1,1) si rivolge ai «benedicti martyres designati».

[2] F. Lanzoni, Le Diocesi d’Italia dalle origini al principio del secolo VII (an. 604), I, Faenza 19272, rist. anast. Modena 1980, p. 267; P.F. Kehr, Regesta Romanorun Pontificum seu Italia Pontificia, VIII, Berlin 1935, pp. 263-264; vd. anche G. Mammarella, Da vicino e da lontano, Larino 1986, p. 125; Id., Larino Sacra. La diocesi, la genesi della cattedrale, i SS. Martiri Larinesi, II, San Severo 2000, p. 68; V. Ferrara, La Diocesi di Trivento. (Periodo delle origini), Penne 1990, pp. 382-383; U. Pietrantonio, Considerazioni e Osservazioni su alcune Opere di Storia del Molise recenti e passate, Campobasso 1992, p. 21. Ad annoverare S. Casto – sia isolato che insieme ad altri – tra i martiri d’Apulia sono i Codici B, E, W, D del Martyrologium Hieronymianum.

[3] Vita brevior 3 [il numero si riferisce alla versione riportata dal Pollidoro (vd. infra n. 6), così d’ora innanzi]: «Postea tamen, quia Habitatoribus carebat ipsa depopulata Civitas, jerunt Habitatores de Oppido Lesina, illincque furtim tulerunt duo Corpora SS. Primiani, & Firmiani ibi quiescientium, & duxerunt Lisinam» (vd. anche G.A. Tria, Memorie Storiche Civili, ed Ecclesiastiche della Città, e Diocesi di Larino… , Roma 1744, rist. Isernia 1989, p. 752); Vita prolixior IX: «Illucque (scil. Habitatores de Oppido Lesinæ) furtim tulerunt duo Corpora SS. Primiani, & Firmiani, ibi quiescentium, & duxerunt Lesinam».

[4] Tra il IX e il X sec. vi sarebbe stata eretta una chiesa longobarda o bizantina, sorta sulle rovine di una basilica paleocristiana, dedicata ai SS Primiano e Firmiano; aveva una cripta suddivisa in tre navate mediante colonne, con tre altari per il divino ufficio (G. Tardio, I vescovi de Tartaglis e Mancini provenienti dall’abbazia nullius di San Giovanni e San Marco in Lamis nelle diocesi di Lesina, Dragonara e Minervino, San Marco in Lamis 2011, p. 18).

[5] «Fuit vir quidam religiosus Benedictus nomine, timore Dei, atque amore repletus, qui animum suum, ac voluntatem circa divina præcepta libenter exercebat, et plura venerabilia Sanctorum loca per singulos annos devotè requirebat. Accidit autem, ut festum Beatorum Martyrum Primiani, et Fratrum ejus, ut mos est, ab Ecclesia annunciaretur. Ipse hæc audiens, gaudens, et exultans, ad tantæ festivitatis venerationem. se præparavit, atque honestè Lesinam perrexit veneranter» (G.A. Tria, op. cit., p. 745; A.M. Rocchia, Cronistoria di Guglionesi e delle tre gloriose traslazioni di S. Adamo Abate suo Protettore, Napoli 1890, rist. Vasto 1991, pp. 82, 90; vd. anche G. Mammarella, Da vicino e da lontano cit., p.  129; Id., Larino sacra cit., II, p. 85; Id., I Santi Martiri Larinesi, Termoli 2001, pp. 27-29; U. Pietrantonio, op. cit., p. 21). La festività era ricordata anche al mese di giugno degli Acta Sanctorum redatti dai Bollandisti.

[6] Cod. Vat. lat. 5949, fol. 44 (die XV Maii); dopo l’ultimo lemma del giorno, compare aggiunta, in scrittura beneventana, la seguente dicitura: «et Sanctorum Martyrum Primiani et Firmiani». Il monastero in questione venne eretto nel 1156 e rovinò nel 1450 a causa di un sisma. Nel martirologio della Termulensis Ecclesia si leggeva: «Idibus Maii Alarini Natalis Sanctorum Martyrum Primiani, Firmiano, & Casti, qui passi sunt sub Imperatoribus Diocletiano, & Maximiano» [G.B. Pollidoro, Vita et antiqua monimenta Sancti Pardi Episcopi, et Confessoris in Cathedrali Templo Larinensi quiescentis…, Romæ 1741, p. 61; G.A. Tria, op. cit., p. 749; vd. anche G. Mammarella, Da vicino e da lontano cit., p. 129; Id., Larino sacra cit., II, pp. 85, 89; Id., I Santi Martiri cit., p. 29; V. Ferrara, op. cit., pp. 381, 444 (relazione mons. A.P. Frutaz); U. Pietrantonio, op. cit., pp. 22-23].

[7] Roland. Mon., Chron. S. Steph. riv. maris, ed. P. Saraceni, Chieti 1876, p. 534; G.B. Pollidoro, op. cit., pp. 56-57; G. Mammarella, Da vicino e da lontano cit., p.129; Id., Larino sacra cit., II, pp. 85, 89; Id., I Santi Martiri cit., p. 31; V. Ferrara, op. cit., p. 378; U. Pietrantonio, op. cit., pp. 21-22, 46, 53, 68. Il Ferrara (ibid.) ci dice che le reliquie, «composte in una capsula, furono murate nella base dell’altare sinistro della Chiesa superiore di tale Monastero… consacrato… per mano del Vescovo citato come “Episcopum Haloysium Gerarchiensem”».

[8] Questo Proprio napoletano venne inglobato negli Acta Sanctorum dei Bollandisti, per mano di due fra i più dotti di loro, i gesuiti Godefroid Hensckens (1601-1681) e Daniel Van Papenbroeck (1628-1714) [Acta Sanctorum Aprilis collecta, digesta, illustrata, a Godefrido Henschenio et Daniele Papebrochio e Societate Jesu, Tomus III quo ultimi IX dies continentur…, Antuerpiæ, apud Michaelem Cnobarum, Anno MDCLXXV, vigesima octava aprilis, p. 575; alla p. 581 dell’ed. novissima curata da J. Carnandet, Parisiis et Rome 1866] (G.B. Pollidoro, op. cit., pp. 58-59; G.A. Tria, op. cit., p. 750-751; G. Mammarella, Da vicino e da lontano cit., p. 129; Id., Larino Sacra cit., II, p. 89 e n. 21; Id., I Santi Martiri cit., p. 35 e n. 42; U. Pietrantonio, op. cit., pp. 23, 56-57).

[9] Sulle vicende relative alla traslazione delle reliquie dei SS Martiri Primiano e Firmiano da Lesina a Napoli, si rimanda a G.A. Tria, op. cit., pp. 746-749; G. Cappelletti, Le chiese d’Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, III, Venezia 1845, pp. 158-160; V. Ferrara, op. cit., pp. 377-378, 439-440, 444 (relazione mons. A.P. Frutaz), 449-452 (relazione p. A. Amore o.f.m.); G. Mammarella, Larino sacra cit., II, pp. 70-82; Id., I Santi Martiri cit., pp. 25-26, 33-35; U. Pietrantonio, op. cit., pp. 39 ss.

[10] M. Rosa, L’onda che ritorna: interno ed esterno sacro nella Napoli del ‘600, in Luoghi sacri e spazi della santità, a cura di S. Boesch Gajano-L. Scaraffia, Torino 1990, p. 397; vd. anche G. Mammarella, Larino sacra cit., II, p. 89 e n. 22; Id., I Santi Martiri cit., p. 35.

[11] Archivio Segreto Vaticano, sub vocem Larinen., S. Congr. Concilii, Relationes, 434 A e B; vd. anche G. Mammarella, I Santi Martiri cit., p. 35 e n. 44.

[12] G.A. Tria, op. cit., pp. 749-750; V. Ferrara, op. cit., p. 444 (relazione mons. A.P. Frutaz); G. Mammarella, Larino sacra cit., II, p. 89 e n. 20; Id., I Santi Martiri cit., pp. 35-37; Id., San Pardo. Patrono principale di Larino e diocesi, Campobasso 2011, p. 54 e n. 75; U. Pietrantonio, op. cit., p. 23. Al Proprio del Tria, approvato da papa Benedetto XIV (1740-1758), fecero seguito quelli voluti da mons. Carlo de Ambrosio (1775-1796) e da mons. Vincenzo La Rocca (1829-1845), quest’ultimo edito a Benevento nel 1834 (vd. G. Mammarella, San Pardo cit., Appendice, pp. 134-145); altre annotazioni sono state incluse nel «Bollettino Ufficiale della Diocesi di Larino» I,3 (1961), da mons. Costanzo Micci (1960-1966). Il Proprium più recente venne approvato dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti l’11 novembre 1988, sotto l’episcopato di mons. Cosmo Francesco Ruppi (1980-1986) [ibid., p. 54; Id., I Santi Martiri cit., p. 37].

[13] G.B. Pollidoro, op. cit., pp. 53-61, qui p. 53.

[14] G.A. Tria, op. cit., pp. 742-744, 749. Una copia settecentesca del Passionario menzionato dal Tria è stata recentemente rinvenuta nel locale Archivio Storico Diocesano. Ne dà notizia il Direttore del medesimo. Esso si compone di undici cartelle, trascritte verosimilmente proprio allepoca del Vescovo storiografo. 

[15] È presumibile che, a motivo della distruzione dei verbali di interrogatorio, a seguito degli editti dioclezianei, le biografie dei Martiri Larinesi di cui ci è giunto il nome si siano tramandate oralmente, senza che esistesse nemmeno una passio che li riguardasse, e che invece questa sia stata commissionata solo al momento della fondazione del monastero benedettino intitolato a S. Primiano (seconda metà del VII sec.-inizio VIII sec.); quando cioè, a motivo del pellegrinaggio al Santuario micaelico del Gargano, assurto a dignità di santuario epifanico occidentale, il culto dei Martiri Larinesi si sarà notevolmente incrementato. Ci è noto, al riguardo, un tale accadimento per ciò che attiene il culto di S. Pancrazio, venerato nella basilica cimiteriale al secondo miglio della Via Aurelia a Roma, dove una passio (AA.SS. Mai. III, pp. 17-22) è databile proprio alla istituzione, dopo il 594, di una comunità monastica, voluta dal papa Gregorio Magno (590-604), in sostituzione della poco assidua officiatura del clero secolare ( A. Amore, I Martiri di Roma, Roma 1975, pp. 252-253 e n. 14).

[16] Si riportano, a titolo di curiosità, le ipotesi ricostruttive di due storici locali, che invero risultano alquanto prive di fondamento: «San Primiano, fuggito da Termoli, si rifugiò a Larino dove poté sperimentare la cattiveria dei Larinesi che lo cacciarono. Alla sua morte Larino volle riparare al fallo e contese a Termoli i resti mortali del Santo» ( R. Lalli, Il Molise tra storia e leggenda, Campobasso 1966, p. 35). Basterebbe dire che l’abitato di Termoli non esisteva in epoca dioclezianea, comparendo per la prima volta il 18 marzo 818 in un Præceptum confirmationis, fatto da Ludovico il Pio (814-840) all’abate di Monte Cassino Teodemario, in cui si menzionano le chiese di «S(anctus) Pet(ru)s in Termule» [G. De Benedittis (ed.), Il porto romano sul Biferno tra Storia e Archeologia, Campobasso 2008, p. 17 e n. 130]. Così invece il Cappella [Termoli e San Basso nella loro storia millenaria, in «Archivio Storico Molisano» VII (1983-1984), p. 183]: «Questi santi erano stati condannati da Diocleziano il 15 maggio dell’anno 303 d.C. ad essere divorati dalle fiere nell’arena dell’anfiteatro di Larino, allora capitale del sud della Frentania. Le belve però, miracolosamente, si rifiutarono di compiere quell’atroce condanna a morte, ma l’esecuzione avvenne ugualmente per decapitazione». A parte le imprecisioni storiche – la Diocesi Italiciana era governata dall’augusto Massimiano –, assai improbabile che l’editto del 24 febbario del 303 – che non prevedeva esplicitamente la pena capitale – potesse essere così rapidamente applicato in una civitas di una provincia italica; Larino non era capitale di alcunché, in quanto la nuova provincia dioclezianea (Apulia et Calabria), faceva capo alla città di Canusium [od. Canosa] o ad altra sua rivale; in questo sito si propende, alla luce degli studi più recenti, per la città di Luceria. Rimandiamo altrove la confutazione della supposta damnatio ad bestias.

[17] Cfr.G. Mammarella, I Santi Martiri cit. p. 13.

[18] P. Ricci, Fogli abbandonati di storia larinese raccolti in continuazione del Tria, Larino 1913, rist. anast. Larino 1987, pp. 38-40.

[19] Dal Masciotta (Il Molise dalle origini ai nostri giorni. Il Circondario di Larino, IV, Cava dei Tirreni 1952, rist. Campobasso 1985, p. 152) si apprende che era parroco dal 1893.

[20] Cfr. anche P. Ricci, op. cit., pp. 31 ss.

 
 

 

 

Bibliografia:

 

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     [1] Tertulliano, nell’Ad martyras (1,1) si rivolge ai «benedicti martyres designati».

[2] F. Lanzoni, Le Diocesi d’Italia dalle origini al principio del secolo VII (an. 604), I, Faenza 19272, rist. anast. Modena 1980, p. 267; P.F. Kehr, Regesta Romanorun Pontificum seu Italia Pontificia, VIII, Berlin 1935, pp. 263-264; vd. anche G. Mammarella, Da vicino e da lontano, Larino 1986, p. 125; Id., Larino Sacra. La diocesi, la genesi della cattedrale, i SS. Martiri Larinesi, II, San Severo 2000, p. 68; V. Ferrara, La Diocesi di Trivento. (Periodo delle origini), Penne 1990, pp. 382-383; U. Pietrantonio, Considerazioni e Osservazioni su alcune Opere di Storia del Molise recenti e passate, Campobasso 1992, p. 21. Ad annoverare S. Casto – sia isolato che insieme ad altri – tra i martiri d’Apulia sono i Codici B, E, W, D del Martyrologium Hieronymianum.

[3] Vita brevior 3 [il numero si riferisce alla versione riportata dal Pollidoro (vd. infra n. 6), così d’ora innanzi]: «Postea tamen, quia Habitatoribus carebat ipsa depopulata Civitas, jerunt Habitatores de Oppido Lesina, illincque furtim tulerunt duo Corpora SS. Primiani, & Firmiani ibi quiescientium, & duxerunt Lisinam» (vd. anche G.A. Tria, Memorie Storiche Civili, ed Ecclesiastiche della Città, e Diocesi di Larino… , Roma 1744, rist. Isernia 1989, p. 752); Vita prolixior IX: «Illucque (scil. Habitatores de Oppido Lesinæ) furtim tulerunt duo Corpora SS. Primiani, & Firmiani, ibi quiescentium, & duxerunt Lesinam».

[4] Tra il IX e il X sec. vi sarebbe stata eretta una chiesa longobarda o bizantina, sorta sulle rovine di una basilica paleocristiana, dedicata ai SS Primiano e Firmiano; aveva una cripta suddivisa in tre navate mediante colonne, con tre altari per il divino ufficio (G. Tardio, I vescovi de Tartaglis e Mancini provenienti dall’abbazia nullius di San Giovanni e San Marco in Lamis nelle diocesi di Lesina, Dragonara e Minervino, San Marco in Lamis 2011, p. 18).

[5] «Fuit vir quidam religiosus Benedictus nomine, timore Dei, atque amore repletus, qui animum suum, ac voluntatem circa divina præcepta libenter exercebat, et plura venerabilia Sanctorum loca per singulos annos devotè requirebat. Accidit autem, ut festum Beatorum Martyrum Primiani, et Fratrum ejus, ut mos est, ab Ecclesia annunciaretur. Ipse hæc audiens, gaudens, et exultans, ad tantæ festivitatis venerationem. se præparavit, atque honestè Lesinam perrexit veneranter» (G.A. Tria, op. cit., p. 745; A.M. Rocchia, Cronistoria di Guglionesi e delle tre gloriose traslazioni di S. Adamo Abate suo Protettore, Napoli 1890, rist. Vasto 1991, pp. 82, 90; vd. anche G. Mammarella, Da vicino e da lontano cit., p.  129; Id., Larino sacra cit., II, p. 85; Id., I Santi Martiri Larinesi, Termoli 2001, pp. 27-29; U. Pietrantonio, op. cit., p. 21). La festività era ricordata anche al mese di giugno degli Acta Sanctorum redatti dai Bollandisti.

[6] Cod. Vat. lat. 5949, fol. 44 (die XV Maii); dopo l’ultimo lemma del giorno, compare aggiunta, in scrittura beneventana, la seguente dicitura: «et Sanctorum Martyrum Primiani et Firmiani». Il monastero in questione venne eretto nel 1156 e rovinò nel 1450 a causa di un sisma. Nel martirologio della Termulensis Ecclesia si leggeva: «Idibus Maii Alarini Natalis Sanctorum Martyrum Primiani, Firmiano, & Casti, qui passi sunt sub Imperatoribus Diocletiano, & Maximiano» [G.B. Pollidoro, Vita et antiqua monimenta Sancti Pardi Episcopi, et Confessoris in Cathedrali Templo Larinensi quiescentis…, Romæ 1741, p. 61; G.A. Tria, op. cit., p. 749; vd. anche G. Mammarella, Da vicino e da lontano cit., p. 129; Id., Larino sacra cit., II, pp. 85, 89; Id., I Santi Martiri cit., p. 29; V. Ferrara, op. cit., pp. 381, 444 (relazione mons. A.P. Frutaz); U. Pietrantonio, op. cit., pp. 22-23].

[7] Roland. Mon., Chron. S. Steph. riv. maris, ed. P. Saraceni, Chieti 1876, p. 534; G.B. Pollidoro, op. cit., pp. 56-57; G. Mammarella, Da vicino e da lontano cit., p.129; Id., Larino sacra cit., II, pp. 85, 89; Id., I Santi Martiri cit., p. 31; V. Ferrara, op. cit., p. 378; U. Pietrantonio, op. cit., pp. 21-22, 46, 53, 68. Il Ferrara (ibid.) ci dice che le reliquie, «composte in una capsula, furono murate nella base dell’altare sinistro della Chiesa superiore di tale Monastero… consacrato… per mano del Vescovo citato come “Episcopum Haloysium Gerarchiensem”».

[8] Questo Proprio napoletano venne inglobato negli Acta Sanctorum dei Bollandisti, per mano di due fra i più dotti di loro, i gesuiti Godefroid Hensckens (1601-1681) e Daniel Van Papenbroeck (1628-1714) [Acta Sanctorum Aprilis collecta, digesta, illustrata, a Godefrido Henschenio et Daniele Papebrochio e Societate Jesu, Tomus III quo ultimi IX dies continentur…, Antuerpiæ, apud Michaelem Cnobarum, Anno MDCLXXV, vigesima octava aprilis, p. 575; alla p. 581 dell’ed. novissima curata da J. Carnandet, Parisiis et Rome 1866] (G.B. Pollidoro, op. cit., pp. 58-59; G.A. Tria, op. cit., p. 750-751; G. Mammarella, Da vicino e da lontano cit., p. 129; Id., Larino Sacra cit., II, p. 89 e n. 21; Id., I Santi Martiri cit., p. 35 e n. 42; U. Pietrantonio, op. cit., pp. 23, 56-57).

[9] Sulle vicende relative alla traslazione delle reliquie dei SS Martiri Primiano e Firmiano da Lesina a Napoli, si rimanda a G.A. Tria, op. cit., pp. 746-749; G. Cappelletti, Le chiese d’Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, III, Venezia 1845, pp. 158-160; V. Ferrara, op. cit., pp. 377-378, 439-440, 444 (relazione mons. A.P. Frutaz), 449-452 (relazione p. A. Amore o.f.m.); G. Mammarella, Larino sacra cit., II, pp. 70-82; Id., I Santi Martiri cit., pp. 25-26, 33-35; U. Pietrantonio, op. cit., pp. 39 ss.

[10] M. Rosa, L’onda che ritorna: interno ed esterno sacro nella Napoli del ‘600, in Luoghi sacri e spazi della santità, a cura di S. Boesch Gajano-L. Scaraffia, Torino 1990, p. 397; vd. anche G. Mammarella, Larino sacra cit., II, p. 89 e n. 22; Id., I Santi Martiri cit., p. 35.

[11] Archivio Segreto Vaticano, sub vocem Larinen., S. Congr. Concilii, Relationes, 434 A e B; vd. anche G. Mammarella, I Santi Martiri cit., p. 35 e n. 44.

[12] G.A. Tria, op. cit., pp. 749-750; V. Ferrara, op. cit., p. 444 (relazione mons. A.P. Frutaz); G. Mammarella, Larino sacra cit., II, p. 89 e n. 20; Id., I Santi Martiri cit., pp. 35-37; Id., San Pardo. Patrono principale di Larino e diocesi, Campobasso 2011, p. 54 e n. 75; U. Pietrantonio, op. cit., p. 23. Al Proprio del Tria, approvato da papa Benedetto XIV (1740-1758), fecero seguito quelli voluti da mons. Carlo de Ambrosio (1775-1796) e da mons. Vincenzo La Rocca (1829-1845), quest’ultimo edito a Benevento nel 1834 (vd. G. Mammarella, San Pardo cit., Appendice, pp. 134-145); altre annotazioni sono state incluse nel «Bollettino Ufficiale della Diocesi di Larino» I,3 (1961), da mons. Costanzo Micci (1960-1966). Il Proprium più recente venne approvato dalla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti l’11 novembre 1988, sotto l’episcopato di mons. Cosmo Francesco Ruppi (1980-1986) [ibid., p. 54; Id., I Santi Martiri cit., p. 37].

[13] G.B. Pollidoro, op. cit., pp. 53-61, qui p. 53.

[14] G.A. Tria, op. cit., pp. 742-744, 749. Una copia settecentesca del Passionario menzionato dal Tria è stata recentemente rinvenuta nel locale Archivio Storico Diocesano. Ne dà notizia il Direttore del medesimo. Esso si compone di undici cartelle, trascritte verosimilmente proprio allepoca del Vescovo storiografo. 

[15] È presumibile che, a motivo della distruzione dei verbali di interrogatorio, a seguito degli editti dioclezianei, le biografie dei Martiri Larinesi di cui ci è giunto il nome si siano tramandate oralmente, senza che esistesse nemmeno una passio che li riguardasse, e che invece questa sia stata commissionata solo al momento della fondazione del monastero benedettino intitolato a S. Primiano (seconda metà del VII sec.-inizio VIII sec.); quando cioè, a motivo del pellegrinaggio al Santuario micaelico del Gargano, assurto a dignità di santuario epifanico occidentale, il culto dei Martiri Larinesi si sarà notevolmente incrementato. Ci è noto, al riguardo, un tale accadimento per ciò che attiene il culto di S. Pancrazio, venerato nella basilica cimiteriale al secondo miglio della Via Aurelia a Roma, dove una passio (AA.SS. Mai. III, pp. 17-22) è databile proprio alla istituzione, dopo il 594, di una comunità monastica, voluta dal papa Gregorio Magno (590-604), in sostituzione della poco assidua officiatura del clero secolare ( A. Amore, I Martiri di Roma, Roma 1975, pp. 252-253 e n. 14).

[16] Si riportano, a titolo di curiosità, le ipotesi ricostruttive di due storici locali, che invero risultano alquanto prive di fondamento: «San Primiano, fuggito da Termoli, si rifugiò a Larino dove poté sperimentare la cattiveria dei Larinesi che lo cacciarono. Alla sua morte Larino volle riparare al fallo e contese a Termoli i resti mortali del Santo» ( R. Lalli, Il Molise tra storia e leggenda, Campobasso 1966, p. 35). Basterebbe dire che l’abitato di Termoli non esisteva in epoca dioclezianea, comparendo per la prima volta il 18 marzo 818 in un Præceptum confirmationis, fatto da Ludovico il Pio (814-840) all’abate di Monte Cassino Teodemario, in cui si menzionano le chiese di «S(anctus) Pet(ru)s in Termule» [G. De Benedittis (ed.), Il porto romano sul Biferno tra Storia e Archeologia, Campobasso 2008, p. 17 e n. 130]. Così invece il Cappella [Termoli e San Basso nella loro storia millenaria, in «Archivio Storico Molisano» VII (1983-1984), p. 183]: «Questi santi erano stati condannati da Diocleziano il 15 maggio dell’anno 303 d.C. ad essere divorati dalle fiere nell’arena dell’anfiteatro di Larino, allora capitale del sud della Frentania. Le belve però, miracolosamente, si rifiutarono di compiere quell’atroce condanna a morte, ma l’esecuzione avvenne ugualmente per decapitazione». A parte le imprecisioni storiche – la Diocesi Italiciana era governata dall’augusto Massimiano –, assai improbabile che l’editto del 24 febbario del 303 – che non prevedeva esplicitamente la pena capitale – potesse essere così rapidamente applicato in una civitas di una provincia italica; Larino non era capitale di alcunché, in quanto la nuova provincia dioclezianea (Apulia et Calabria), faceva capo alla città di Canusium [od. Canosa] o ad altra sua rivale; in questo sito si propende, alla luce degli studi più recenti, per la città di Luceria. Rimandiamo altrove la confutazione della supposta damnatio ad bestias.

[17] Cfr.G. Mammarella, I Santi Martiri cit. p. 13.

[18] P. Ricci, Fogli abbandonati di storia larinese raccolti in continuazione del Tria, Larino 1913, rist. anast. Larino 1987, pp. 38-40.

[19] Dal Masciotta (Il Molise dalle origini ai nostri giorni. Il Circondario di Larino, IV, Cava dei Tirreni 1952, rist. Campobasso 1985, p. 152) si apprende che era parroco dal 1893.

[20] Cfr. anche P. Ricci, op. cit., pp. 31 ss.

 

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Commenti: 5
  • #1

    pinomiscione (giovedì, 23 gennaio 2014 04:38)


    Il dr. Napoleone Stelluti mi ha segnalato un suo recente lavoro riguardante i SS Martiri Larinesi - un dvd dal titolo "Passio Sancti Primiani" allegato al periodico "Il Larinate" - che fornisce un'interpretazione originale delle vicende processuali dei nostri Martiri. Chi fosse interessato può contattare l'Autore ai seguenti recapiti:

    0874.823150/328.7442511
    napo1@tiscali.it

  • #2

    pinomiscione (venerdì, 25 luglio 2014 05:05)


    Alcuni giorni fa sono stato contattato dal professor Antonio Barrero Avilés, di Huelva in Andalucía (Spagna), noto agiografo che cura, insieme ad altri, il sito "Pregunta Santoral". Ha voluto sapere dei Santi Martiri Larinesi. Credo pertanto che avremo a breve, in quel sito molto frequentato, un post dedicato a questi nostri Martiri, a beneficio degli ispanofoni.

  • #3

    pinomiscione (martedì, 25 novembre 2014 16:07)


    Il professor Barrero mi ha confermato che il post sui Santi Martiri Larinesi sarà pubblicato sul sito "Pregunta Santoral" il prossimo 28 gennaio. Mille grazie, professore.

  • #4

    pinomiscione (mercoledì, 28 gennaio 2015 14:33)


    Il sito spagnolo "Pregunta Santoral" pubblica finalmente il post sui "SANTOS LARINESES":

    http://www.preguntasantoral.es/2015/01/santos-larineses/

  • #5

    Francesco B. (venerdì, 22 maggio 2015 15:22)


    Bellissima e interessantissima disamina dei Santi Martiri Larinesi Primiano, Firmiano e Casto. Ho dato un'occhiata al sito spagnolo e l'ho trovato molto ben fatto. Conto di vedere anche le altre pagine di questo magnifico spazio agiografico. Un saluto e un incoraggiamento. Francesco.

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